lunedì 14 settembre 2009

C'era una volta un guerriero. Era un giovane nato e cresciuto per combattere. Era scritto nel suo cuore che quello era la sua missione, il suo destino. Venne la guerra e quel giovane guerriero fiero e orgoglioso si buttò a capofitto per conquistare quella città che da sempre aveva agognato. Nella battaglia subì molte perdite. Sangue e ferite abbondavano su tutto il suo corpo. Ma non si accorgeva nè del dolore nè del sangue perso perchè nel suo cuore c'era una metà, un sogno, quella città da conquistare. Vinse la battaglia e potè finalmente metter piede all'interno delle mura. Fin da bambino aveva sognato come e cosa ci sarebbe stato dentro quella palizzata enorme di sassi e rocce ed era sicuro che lo spettacolo lo avrebbe affascinato a tal punto che nella vita non avrebbe avuto bisogno di altro che stare lì, abitare in quella città, vivere della sua fatica per conquistarla. E invece dentro vi era solo desolazione e devastazione. Muri incrostati dal tempo e case crollate sotto i colpi di cannone. La delusione fu talmente grande che non ebbe il coraggio di stare oltre entro quelle mura tanto attese e tornò al suo villaggio. amareggiato e afflitto cominciò a rendersi conto delle innumerevoli ferite, del dolore lancinante alle braccia, del sangue copioso che continuava a scendere. Ma di quei dolori e di quelle cicatrici indelebili una, la peggiore, lo tormentava: quella afflitta al suo cuore di guerriero, quella della cessazione di ogni ideale, dell'erronea scelta del proprio sogno da conseguire. Si disse che mai più avrebbe combattuto per nulla, che quieto avrebbe solo cercato di lavorare la terra. Passarono i giorni e le ferite cominciavano a guarire. Lavorava la terra con dedizione e fatica. Ma questo non gli dava la pace, non gli dava la presunta illusione di quiete che tanto sperava di trovarvi. Ogni giorno questo senso di insoddisfazione cresceva dentro, macerava. La voglia di tornare a combattere ad impugnare la spada, a rincorrere un ideale nobile e alto pulzavano sotto la pelle macerata dau segni. Cresceva la voglia e la consapevolezza della sua natura altra da quella tranquilla e mesta del contadino. Si accorse che non aveva sbagliato nel combattere ma che avevva sbagliato l'obiettivo del suo essere guerriero, aveva posto le sue attese nel gesto stesso del combattere e del conquistare e non nel fine, nel vero oggetto del desiderio. Aveva idealizzato la città sul monte, l'aveva sempre e solo vista da lontano vista come qualcosa di perfetto, come la risposta a tutte le sue domande. Rialzò gli occhi dalla terra e vide vicino alla sua casa, dietro un piccolo fiumiciattolo un villaggio. Tranquillo e pacato. stava al di là del fiume a contemplare la radura. Si mise in cammino e arrivò sulla riva. La corrente era forte. Si sentì pervadere di nuovo da quell'antica sensazione di conquista...sensazione che non comportava spargimenti di sangue o distruzione ma solo la messa in gioco di se stesso e della sua volontà. si buttò. La corrente lo spingeva a fondo, l'acqua lo trascinava lontano. Strinse i denti e richiamò da ogni dove le sue forze. Come una magia si sentì trasportare dall'altra parte. Privo di fiato si accasciò sulla riva pago di quella sfida nuova.

Sveglio si mise in cammino e raggiunse il villaggio. Era piccolo ma pieno di mistica magia, una musicalità intrinseca lo avvolse...e fu in un attimo che capì che non avrebbe voluto vivere altrove che lì. Quel piccolo e quieto accessibile spazio di cielo era suo. Era sempre stato lì a tre passi eppure mai lo aveva apprezzato, mai lo aveva neppure guardato.

5 commenti:

Charlie ha detto...

"Si accorse che non aveva sbagliato nel combattere ma che aveva sbagliato l'obbietivo del suo essere guerriero, aveva posto le sue attese nel gesto stesso del combattere e del conquistare e non nel fine, nel vero oggetto del desiderio. Aveva idealizzato la città sul monte, l'aveva sempre e solo vista da lontano vista come qualcosa di perfetto, come la risposta a tutte le sue domande."

SEI DEVASTANTE...

Il problema comunque resta quello che mi tormenta. Vai a Sentire che quello è il tuo villaggio. Vai a capire che ti devi fermare in quella radura senza pretendere di conquistare Minas Tirith.
C'è da lavorare. Lavorare e accettare che alle volte non si può essere sempre guerrieri. Ma Pastori. Con pazienza e dedizione c'è da stare fermi nel nostro pascolo, senza cercare guerre, avventure, battaglie. Noi e i nostri abeti, noi e i nostri steli.
Probabilmente però ancora non ho accettato di non essere guerriero. Voglio conquistare la città quando semplicemente devo Stare. Stare nel prato, stare nella semplicità, senza troppo frullare. A proposito: questo post mi ricorda molto il mio "Qui è tutto un frullare". Probabilmente parliamo della solita cosa....=)
Non è però così facile accettare di essere diversi da quello che vorremmo essere o vivere...Non credi?

Rospetto ha detto...

No, non lo è per niente...è proprio per questo che scrivo, anche per questo. Devo dire che il nostro sentire è incredibilmente simile e affine...è difficile anche solo contemplare che l'Amore, la Vita, non abbia il suono dirompente dei terremoti, non abbia la forza devastante della grandine ma sia dolce e leggero come la pioggerella, come il sole pallido d'autunno....ed è così dolce, remissimo talvolta nel bussare ai nostri cuori disabituati alla piccolezza che non ci accorgiamo che è lì per noi. Riusciremo a capire, ad apprezzare e vivere ciò che è apparentemente fragile e piccolo....ma prima dobbiamo capire che la nostra natura di guerrieri va solo accettata alla luce di un combattere diverso, un combattere che non è quello solito "del mondo"....e dopo aver curato le ferite con il lavoro pacato e umile della terra, un lavoro che ci ridimensiona e ridà il senso, ecco allora alzando la testa avremo il cuore pronto per accorgerci del piccolo villaggio dietro il fiume...lo spero....buona vita.

danip ha detto...

tentativo di risposta haiku:

la nebbia dietro
le mura è orizzonte al
tuo focolare

si capisce? Sennò riprovo con la prosa :-(

Rospetto ha detto...

si capisce...è bello così, sufficientemente criptico ma dritto ed efficace

Pierpi ha detto...

Ire...grazie,mi hai fatto capire quello che mi frullava in testa da giorni...anche se resto ancora tra le mura crollate...tu hai trovato il tuo villaggio?
ti voglio bene!

Da leggere

  • Narciso e Boccadoro di Herman Hesse
  • Il piccolo principe di Saint-Exupèry
  • Oceanomare di Alessandro Baricco